(Trescore Balneario, 12 marzo 1872Bergamo, 16 maggio 1925) è stato un antifascista italiano.


Biografia

Antonio Alessandro Benti nasce il 12 marzo 1872, alle ore tre antimeridiane, alle case sparse del Muradello nr. 37, figlio di Francesco, contadino di 45 anni, e di Elisabetta Belotti.

Il 30 ottobre 1894, davanti al sindaco Antonio Piccinelli, sposa Maria Caterina Toti, di anni 18, contadina, figlia di Battista e di Maria Nembrini. Rimasto vedovo, si risposa il 25 ottobre 1916 con Maria Dorotea Algisi (conosciuta come Nina) (15 febbraio 1890 - 25 aprile 1985) di anni 26, figlia di Luigi e Baldassarri Caterina, di professione filatrice dalla cui unione sono nati 4 figli: Pietro (30 marzo 1919 - 20 dicembre 2013), Caterina (21 dicembre 1920 - 14 marzo 2020), Maria (28 gennaio 1924 - 29 aprile 2014) e Antonia (2 settembre 1925).

Il 10 settembre 1925 il sindaco Vincenzo Comi fa trascrivere l'atto di morte pervenuto dal comune di Bergamo, dal quale risulta che Antonio Benti, di anni 53, su dichiarazione del direttore del manicomio provinciale, vi è morto il 16 maggio 1925 a ore quattro e minuti trenta.

In data 25/05/2022 le ossa di Antonio Benti sono state estumulate insieme a quelle della moglie Dorotea dal loculo identificato con il nr. 57 arcata A e poste nella fossa comune.

I resti della moglie sono stati cremati in data 14/06/2022 nel forno crematorio di Bergamo e posti nella fossa comune il 24/06/2022.

A lui è stata dedicata la via (anche se purtroppo il cartello riporta il solo cognome "Benti") che da Novale porta verso la Macina, dove Antonio Benti abitava.[6]

Alla domanda se fosse vero che i fascisti uccisero Antonio Benti, o, meglio, se ne procurarono la morte poi sopravvenuta, vi sono risposte ovviamente differenti.

Prima versione

Così rispondeva a precisa domanda rivoltagli nel 1979 il tenente colonnello Simone Vescovi (1891 – 1995) uno dei primi iscritti al Partito Fascista: "No, non è vero. Antonio Benti morì di morte naturale nel nosocomio di Bergamo per polmonite, diversi anni dopo che due giovani fascisti lo bastonarono per motivi personali, cui il partito era estraneo. Si vedano i certificati medici e l’atto di morte agli atti nella Pretura di Grumello del Monte, allegati alla sentenza (del 1945). Fino all’avvento del Fascismo, copriva la carica di Consigliere Provinciale ed era capo lega del Partito Popolare Italiano, comandante della squadra bianca"[1]. Ad esempio il Benti fu meritatamente castigato, perché era il promotore degli

scioperi. Egli con altre persone andava nelle campagne, spezzava i manici delle vanghe e vietava ai contadini di lavorare.[2] Dal 1920 al 1922, periodo delle Leghe bianche, capo lega era il Benti. Ripeto in sintesi: invasione del Comune, delle campagne, delle case private (vedi casa Zambetti, che suscitò, poi, la reazione del giovane fascista Fermo detto Firmino Zambetti, che con il giovane fascista V. B. (dirà a voce che si trattava di Virginio Brignoli), lo bastonò lungo la strada detta delle Castagne (in realtà si tratta della via Lorenzo Lotto), verso Novale. Quindi non per ragioni politiche, ma resa dei conti.[3]

Seconda versione

Sempre nel 1979, Giovanni Brignoli (Gioanì marengù), di Luigi e Alessandrina Bena, nato a Trescore Balneario il 24 maggio 1900, sposato nel 1924 con Paola Nicoli, di professione falegname, costretto, per ragioni politiche, ad emigrare in Francia, nella zona di Parigi, nel 1927, dove sono nati tre dei cinque figli e da dove è costretto – ancora una volta e per… ragioni opposte – a rientrare nell’ottobre 1941: muore nell’agosto 1982), invece, dichiara: Sì, fu ucciso dai fascisti: egli era il capo della Lega dei contadini e poiché li incitava allo sciopero, fu una ragione sufficiente per ucciderlo.[4]

Terza versione

Ricordiamo il nostro martire Antonio Benti (Tunì di Brente), il quale era un capo lega, sindacalista, convocato nella sede del Partito Nazionale Fascista, che era in via Fabio Filzi, con Battista Belotti (Batistì de Durì) e Giovanni Sangaletti. Furono presi a manganellate dai criminali fascisti, particolarmente bastonato alla testa fu il Benti. Eravamo nel 1924. Portato a casa dal Sangaletti e dal Belotti, con il volto irriconoscibile, vi rimase poco: vittima di incubi, non ha più parlato, solo farfugliava parole incomprensibili. Morì il 16 maggio 1925, in conseguenza delle bastonate.[5]

 


Ringraziamenti

Contributi storici: Prof. Mario Sigismondi - Storico

Contributi anagrafici: Fedora Barcella (Servizi Demografici) e Miriam Fioravanti (Servizi Cimiteriali) del Comune di Trescore Balneario

 


Note

1. ^ Fascismo, 52.

2. ^ Fascismo, 46.

3. ^ Fascismo, 71.

4. ^ Fascismo, 53.

5. ^ Testimonianza di un partigiano

6. ^ Mario Sigismondi, Trescore dall’A alla Z, pag. 217.